Sommario
sabato 7 marzo 2009
Trascritto in parte dal sottoscritto, dal libro di Emilio Gentile, “La democrazia di Dio”; Editori Laterza.
Alla fine del 2008 si concluderà l’era presidenziale di George W. Bush. È stata un’epoca dominata dagli eventi dell’11 settembre 2001, quando l’invulnerabilità della massima potenza imperiale della storia, all’apogeo della sua egemonia mondiale, è stata violata dall’attacco di terroristi islamici al World Trade Center di New York, con le conseguenze catastrofiche che quegli eventi hanno avuto per gli Stati Uniti e il resto del mondo: l’inizio della “guerra al terrore”, l’invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq, la crisi nei rapporti fra gli Stati Uniti e l’Europa, il declino del prestigio americano nel mondo. Ma l’era di Bush è coincisa anche, dopo l’11 settembre, con il risveglio della religione civile americana, che pareva da tempo assopita.
La religione civile americana, o più semplicemente la religione americana, è una religione speciale perchè scaturita dalla sacralizzazione politica degli Stati Uniti come una nazione benedetta da Dio. Il cardine di questa religione civile è la convinzione che il creatore ha dato in dono al popolo americano i valori della democrazia, perchè il popolo americano ne faccia dono a tutti i popoli del mondo. Gli Stati Uniti si considerano fin dalla loro nascita, l’unica genuina “democrazia di Dio”. Il Dio della religione americana è un Dio propriamente americano, che non si identifica col Dio dei cristiani, né col Dio degli ebrei, dei musulmani o dei mormoni. La religione civile americana è americana come l’hamburger e la Coca-Cola, ma, diversamente da questi prodotti, non può essere esportata né imitata, perchè è originariamente ed esclusivamente americana, e ha bisogno dell’ambiente americano, talora dormiente, talora esuberante, per poter vivere. Ogni imitazione sarebbe grottesca, ogni trapianto in un altro paese sarebbe una caricatura e potrebbe essere dannoso.
Quando l’America è stata violata dall’attentato terroristico dell’11 settembre, gli americani si sono rivolti a Dio per chiedergli di confermare la sua benedizione sugli Stati Uniti. E il presidente Bush rassicurò gli americani che Dio era dalla loro parte nella nuova guerra contro “l’asse del male”, per liberare il mondo dal male. La religione americana è stata mobilitata dal presidente Bush nella “guerra al terrore”. Ora che la sua presidenza volge definitivamente al termine, egli lascia al suo successore le conseguenze della “guerra al terrore”, che non hanno rappresentato finora un successo per la “democrazia di Dio”. Cosa accadrà della religione americana quando Bush lascerà per sempre la Casa Bianca?
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Gli Stati Uniti sono sempre stati una delle nazioni più religiose dell’Occidente. E lo sono tuttora. La Costituzione americana afferma il principio della separazione fra lo Stato e la Chiesa, eppure mai, nel corso della sua storia, la politica degli Stati Uniti è stata separata dalla religione. La democrazia americana ha avuto origine dalla tradizione religiosa dei coloni americani e la religione è stata sempre, come osservava già Alexis Tocqueville nel 1830, la principale istituzione politica degli Stati Uniti. In questo senso, la religiosità degli americani è stata una costante confutazione della teoria della secolarizzazione, intesa come l’inevitabile avvento, nel corso della modernizzazione, di un’epoca che avrebbe escluso la religione della vita pubblica, relegandola nella vita privata o negli archivi delle tradizioni di un passato tramontato. Nello stesso tempo, tuttavia, l’esperienza storica degli Stati Uniti ha dimostrato che la stessa secolarizzazione, intesa come attuazione della separazione fra Stato e Chiesa, negando allo Stato la facoltà di privilegiare qualsiasi religione, può essere una condizione favorevole alla presenza della religione nella politica.
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La religione civile sacralizza la democrazia americana senza entrare in conflitto con le molteplici Chiese e religioni che compongono il caleidoscopico mosaico religioso degli Stati Uniti. Il Dio della religione civile è celebrato coralmente dai credenti americani delle varie Chiese e confessioni quando insieme cantano “God Bless America”. La bandiera americana è presente in molti luoghi di culto. Gli inni nazionali americani fanno parte degli inni religiosi. Allo stesso modo, la religione civile trascende le divisioni politiche, collocandosi al di sopra delle contrapposizioni fra democratici e repubblicani. Come fanno a gara nel professare la loro fede in Dio, cosi gli uni e gli altri fanno a gara a nel professare la loro fede nella “democrazia di Dio”.
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Il carattere ecumenico della religione americana ha raggiunto la massima latitudine dopo l’11 settembre, grazie anche al ruolo di pontefice massimo svolto dal presidente Bush.
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Si è trattato, [...] del tentativo di trasformare la religione civile americana in una “religione politica all’americana”, facendo apparire gli avversari della politica di Bush come nemici, [...] di Dio e dell’America.
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L’affermazione di una maggioranza democratica nel Congresso, emersa dalle elezioni del novembre 2006, ha confermato il declino del presidenze Bush e ha decretato la sconfitta definitiva del tentativo della destra religiosa conservatrice e tradizionalista di conquistare il monopolio sulla religione civile, trasformandola in una religione politica “all’americana”.
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Allo stesso tempo, è stata allontanata la minaccia di una nuova avanzata [...] del “nazionalismo cristiano”, che vorrebbe introdurre nella Costituzione un nuovo emendamento per proclamare gli Stati Uniti una “nazione cristiana”.
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I candidati democratici hanno imparato la lezione [...] e nelle primarie del 2008 hanno frequentemente parlato della loro fede religiosa per raggiungere l’elettorato evangelico.
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L’elezione nel 2006 del primo americano musulmano al Congresso, il democratico Keith Elisson, che ha prestato giuramento sul Corano, è considerato un segnale simbolicamente molto importante per incrementare una religione americana “conciliativa”[...]. Il carismatico appello di Obama all’unità della nazione con la comune fede nel sogno americano, si colloca nella migliore tradizione della religione civile “conciliativa” di cui fu massimo interprete mezzo secolo fa, in un altra epoca di profonde lacerazioni nella società americana, il reverendo Martin Luther King.
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Ammonisce tuttavia Gary Scott Smith, autore di un recente studio sulla religione dei presidenti americani:
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“Per partecipare effettivamente alla politica contemporanea, le comunità religiose devono accettare le regole fondamentali del gioco politico, e non fare appello alla rivelazione divina per sostenere le loro posizioni”.
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Dall’inizio del 2009, ci sarà un nuovo presidente alla Casa Bianca. Nel momento in cui scrivo, a cinque mesi dalle elezioni, nessuno può dire con certezza se il nuovo presidente sarà democratico o repubblicano, bianco o nero. Ma fin da ora si può affermare che il prossimo presidente degli Stati Uniti sarà una persona che crede in Dio e crede che la democrazia americana sia destinata a svolgere nel mondo una missione che le è stata conferita da Dio, a beneficio del genere umano.
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Nonostante la Costituzione degli Stati Uniti vieti la richiesta di un requisito religioso per assumere incarichi pubblici, nella realtà nessun cittadino americano ateo o agnostico potrebbe diventare presidente degli Stati Uniti.
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Perciò, si può prevedere con certezza che il prossimo presidente degli Stati Uniti, sia esso un democratico o un repubblicano, un bianco o un nero, sarà comunque il pontefice massimo della religione americana. Come lo sono stati tutti i presidenti che lo hanno preceduto.
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E poiché gli Stati Uniti sono tuttora l’unica potenza imperiale del pianeta, conoscere l’importanza che la religione ha nella politica americana può giovare alla riflessione sull’influenza che gli Stati Uniti potranno avere sul prossimo futuro dell’umanità. Dall’inizio del terzo millennio, sembra sia iniziata “l’era della teopolitica”, [...] compiuta dai politici che proclamano di agire in nome di Dio.
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Per questo motivo, conoscere l’esperienza della sacralizzazione politica negli Stati Uniti, dove la politica non ha mai ignorato Dio, e Dio non è mai stato assente dalla politica, può essere utile per capire il mondo in cui viviamo.
Emilio Gentile,
giugno 2008
martedì 3 marzo 2009
Trascritto (no copy-paste) da un testo di U.Galimberti, "L'ospite inquietante"(pag.25) ed. Feltrinelli.
Quali sono le ricadute del nichilismo soprattutto sulla condizione giovanile?
Due studiosi [M. Benasayag e G. Schmit] hanno posto sotto osservazione i servizi di consulenza psicologica e psichiatrica diffusi in Francia […] a frequentarli, per la gran parte, sono persone le cui sofferenze non hanno una vera e propria origine psicologica, ma riflettono la tristezza diffusa che caratterizza la nostra società contemporanea, percorsa da un sentimento permanente di insicurezza e di precarietà.
Quali “tecnici della sofferenza” […] invece di adagiarsi tranquillamente ai farmaci a loro disposizione per curare il disordine molecolare e cosi stabilizzare la crisi, si sono messi a studiare e a pensare il senso che si nasconde nel cuore del sintomo, quando la crisi non è tanto del singolo quanto il riflesso nel singolo della crisi della società, che, senza preavviso, fa il suo ingresso nei centri di consulenza psicologica e psichiatrica, lasciando gli operatori disarmati.
In che cosa consiste questa crisi? In un cambiamento di segno del futuro: dal futuro-promessa al futuro-minaccia. E siccome la psiche è sana quando è aperta al futuro, […] quando il futuro chiude le sue porte o, se le apre, è solo per offrirsi come incertezza, precarietà, insicurezza […] allora, come dice Heidegger, “il terribile è già accaduto”, perché le iniziative si spengono, le speranze appaiono vuote, la demotivazione cresce, l’energia vitale implode.
Per i due studiosi tutto ciò è cominciato con la “morte di Dio” annunciata da Nietzsche che ha segnato la fine dell’ottimismo teologico che visualizzava il passato come male, il presente come redenzione, il futuro come salvezza.
La morte di Dio non ha lasciato solo orfani, ma anche eredi. La scienza, l’utopia e la rivoluzione hanno proseguito, in forma laicizzata, questa visione ottimista della storia, dove la triade colpa, redenzione, salvezza trovava la sua riformulazione
[…]
L’occidente – una volta abbandonato il pessimismo degli antichi greci che, come ricordava Nietzsche, “sono stati gli unici ad avere la forza di guardare in faccia il dolore” – si è consegnato senza riserve all’ottimismo della tradizione giudaico – cristiana che, sia nella versione religiosa sia nelle forme laicizzate, ha guardato l’avvenire sorretta dalla convinzione che la storia dell’umanità è inevitabilmente una storia di progresso e quindi di salvezza.
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lunedì 2 marzo 2009
Trascritto (no copy-paste) da un testo di U. Galimberti, "L’ospite inquietante"(cap.4) ed. Feltrinelli.
Conosciamo la collera quando il sangue affluisce alle mani rendendo più facile impugnare un’arma o sferrare un pugno, mentre la frequenza cardiaca aumenta e una scarica di ormoni, tra i quali l’adrenalina, genera un’energia abbastanza forte da permettere un’azione vigorosa.
Conosciamo la paura quando il sangue fluisce verso i grandi muscoli scheletrici, come ad esempio quelli delle gambe, rendendo cosi più facile la fuga, mentre il volto, momentaneamente meno irrorato, impallidisce.
Conosciamo l’amore che, con il risveglio del sistema parasimpatico, produce una reazione opposta a quella che abbiamo visto nella reazione di combattimento e fuga, tipica della collera e della paura.
Conosciamo la tristezza che, rallentando il metabolismo, consente di adeguarci a una perdita significativa, a una delusione d’amore, a un evento di morte. La chiusura in se stessi che si determina, la risposta ridotta agli stimoli esterni tengono animali e uomini vicini ai loro rifugi, quindi al sicuro quando sono tristi e perciò vulnerabili.
Oggi lo sviluppo delle neuroscienze sa dirci quasi tutto sulle nostre emozioni, ma ancora non dice quel che Aristotele riferisce nella Retorica, la dove scrive: “le emozioni hanno relazioni con l’apparato cognitivo perché si lasciano modificare dalla persuasione”. Ciò significa che la nostra emotività può essere educata e, se vogliamo una società migliore, deve essere educata.
Oggi giorno i notiziari fanno l’elenco degli attacchi furiosi sprigionati dagli impulsi sfuggiti al nostro controllo. Veniamo cosi a sapere di segretarie massacrate davanti al loro computer, di vicini di casa stuprare la donna della porta accanto, di inviti a ragazze che, ignare, trascorrono con amici l’ultima sera della loro vita, di neonati abbandonati nei cassonetti, di figli che a martellate uccidono i genitori, in un crescendo che, fra i paesi industrializzati, colloca l’Italia al secondo posto dopo gli Stati Uniti.
A ciò si aggiunge un incremento esponenziale dei fenomeni di depressione, con una percentuale tripla, per i nati dopo il 1945, rispetto a quella dei loro nonni, e con tassi di suicidio che hanno subito un’impennata soprattutto fra i giovani, vittime di insuccessi scolastici, di delusioni d’amore e persino della congiuntura economica in un contesto, tipico delle società avanzate, dove il denaro è l’unico generatore simbolico di tutti i valori.
[…]
Dispongono ancora i nostri giovani di una psiche capace di elaborare i conflitti e quindi, grazie a questa elaborazione, di trattenersi dal gesto? Esiste nella loro cultura e nelle loro pratiche di vita un’educazione emotiva che consenta loro di mettere in contatto e quindi di conoscere i loro sentimenti, le loro pulsioni, la qualità della loro sessualità e i motivi della loro aggressività? Oppure il mondo emotivo vive dentro di loro a loro insaputa, come un ospite sconosciuto a cui non sanno dare neppure un nome? Se cosi fosse, di fatti simili a quelli sopra elencati aspettiamocene molti, perché è difficile pensare di poter governare la propria vita senza adeguata conoscenza di sé.
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domenica 22 febbraio 2009
La veggenza
di un pazzo.
Trascritto dalla biografia di Filippo Tommaso Marinetti, scritta da Giordano Bruno Guerri, ed. Mondadori.
A differenza delle altre avanguardie intellettuali dell'epoca – in tutto il mondo- quella di Marinetti non si limitò a immaginare e precorrere un futuro prossimo, ma riuscì a intuire molto più lontano, spesso in modo più sofisticato e preciso della fantascienza. Effetì,1 specialmente, sembra possedere doti divinatorie per come “vede” in quel domani che è il nostro oggi. Simona Cigliana, in un recente saggio su Marinetti anticipatore, ha individuato una quantità impressionante di mutazioni e tecnologie da lui fantasticate, montandole in un campionario tratto da svariate opere, dal Manifesto2 in poi. Basterà un campionario.
L'uomo del futuro-noi-inclinerà al “dinamismo della vita”, ovvero all'eficienza e alla praticità. Grazie ai “metalli vinti”, all'elettricità e ai carburanti sarà dotato di “un esercito di schiavi, ostili e pericolosi ma sufficientemente addomesticati che lo trasportano velocemente sulle curve della terra” e “gareggerà in velocità con le stelle”. L'energia verrà tratta dai mari e dai venti, “regolata da tastiere che vibrano sotto le dita di ingegneri […] seduti davanti ai quadri di distribuzione”. Gli uomini avranno “mobili d'acciaio, venti volte più leggeri e meno costosi dei nostri” e potranno “scrivere in libri di nickel, il cui spessore non supera i tre centimetri”, che costano pochissimo e contengono “nondimeno, centomila pacine”: sono il computer e l'hard disc. […] tutto è controllato “per mezzo di telefoni senza fili”. L'agricoltura è meccanizzata, le risorse sfruttate intensivamente, e l'uomo – prendendo anche l'abitudine di “mangiare in velocità” - può finalmente dedicare le sue energie a “un sovrappiù di godimento”. Giorno e notte si fondono nel lavoro e nel piacere, mentre “il tragico ritorno annuo delle feste tradizionali va scolorandosi di interesse”. […] Lo scambio di informazioni sarà immediato e sbrigativo, “istintivamente” l'uomo “non perderà tempo a costruire I periodi. S'infischierà della punteggiatura […], disprezzerà cesellature e sfumature di linguaggio”, userà i segni matematici + - x e immagini che “servono ad esprimere la mimica facciale e la gesticolazione”. Sono gli sms, le mail e gli emoticon, intuiti con decenni di anticipo. […]
Il nuovo varietà “distrugge sistematicamente tutte le nostre concezioni di prospettiva, di proporzione, di tempo e di spazio”, è una “vetrina rimuneratrice d'innumerevoli sforzi inventivi”, che “si nutre di attualità veloce”, “cumulo di avvenimenti sbrigati in fretta e di personaggi spinti da destra a sinistra in due minuti (“ed ora diamo un'occhiata ai Balcani”)”, fusione ribollente “di tutti gli sghignazzamenti, di tutte le contorsioni, di tutte le smorfie dell'umanità futura”. E' la televisione quella che Marinetti descrive, precisando che il nuovo genere di comunicazione nascerà dagli “eccentrici americani”, dal loro “dinamismo spaventevole”, dalle “loro grossolane trovate”, dalle “loro enormi brutalità”. […]
Il nuovo modo di vivere creerà “Fenomeni moderni quali il nomadismo cosmopolita, lo spirito democratico e la decadenza delle religioni”, cambierà i rapporti e le strutture familiari, provocherà “sfasciamento del matrimonio tradizionale, anticulturale, spregiudicata” da dove saranno banditi sentimentalismo e nostalgia. Le pulsioni erotiche diventeranno “semplici funzioni corporali, come il bere e il mangiare”, distraendo “infinitamente il proprio sesso con contatti […] rapidi e disinvolti”. “Avremo un inevitabile periodo in cui regnerà una perniciosa promiscuità sessuale, periodo breve che la donna supererà giungendo ad una maggiore coscienza di scelta sessuale e a una raddoppiata cerebralità”: sarà allora “possibile parlare di uguaglianza fra i due sessi”. “Il cuore diventerà in qualche modo una specie di stomaco del cervello, che si empirà metodicamente perchè lo spirito possa entrare in azione”. […] “si insinuerà spesso anche, un senso di disagio e di malessere”: ma “il progresso ha sempre ragione, anche quando ha torto” (Guerra sola igiene del mondo),3 perchè con le sue “energie traboccanti” porterà altre innumerevoli conquiste. “Con una facilità sorprendente, gli scienziati governano le docili masse degli elettroni”, studiano l' “essenza” della materia per domarla, analizzando “l'infinitamente piccolo che ci circonda”; “le malattie sono assalite d'ogni parte” e l'essere umano “non conoscerà la tragedia della vecchiaia”. […] Non può stupire, nè scandalizzare davvero, che Marinetti veda – anche la guerra come componente essenziale della natura umana, frutto dell'istinto competitivo/aggressivo che sta alla base del darwinismo. Centinaia di guerre, scoppiate ovunque dopo le due mondiali, gli danno – ahinoi – ragione.4
Giordano Bruno Guerri.
Movimenti artistici e culturali che devono la loro esistenza, o parte delle loro opere all'influenza del futurismo:
Intellettuali e artisti di sinistra che aderirono al futurismo:
Tintino Persio Rasi
Giovanni Governato
Fedele Azari
Franco Rampa Rossi
Duilio Remondini
Vinicio Paladini
Piero Illari
Note:
Effetì- le due iniziali dei nomi di Marinetti (FT) Manifesto- pubblicato il 20 febbraio 1909, segna l'inizio del futurismo, il movimento artistico e culturale da lui fondato. Una, dieci, cento Vietnam (E. Che Guevara) Qui non sono d'accordo … è vero che la competizione è nella natura umana … e non solo, ma la guerra è un'altra cosa, inoltre il paragone con le guerre avvenute nel dopo guerra, lo stesso non regge … quelle guerre sono nella quasi totalità responsabilità degli USA.

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