Prima definizione.
Il popolo sovrano secondo il principio della maggioranza elegge i suoi rappresentanti, questi hanno il controllo delle risorse e dell’informazione del territorio in cui il suddetto popolo vive. Secondo una legge economica ed evolutiva: “massimo utile col minimo sforzo” la maggioranza della popolazione potrà usufruire delle risorse e dell'informazione che i suoi rappresentanti offrono senza accedere se non limitatamente ad altre fonti di informazione; se l’informazione è sotto il controllo della classe eletta, va da se che anche il controllo delle risorse può essere gestito senza che la maggioranza possa essere informata di cose e fatti che possano farle cambiare idea,
con il conseguente ricambio di classe eletta. Va da se che leggi ed ordinamenti, non vengono fatti in nome dei fatti, ma in nome del mantenimento di un equilibrio, che permetta alla classe eletta di mantenere i privilegi acquisiti attraverso l’acquiescenza della maggioranza e il controllo delle minoranze. In parole povere la maggioranza è la conseguenza della cultura e del sistema di gestionedelle risorse della cultura dominante di un paese, non garantisce che le leggi esprimano la
verità oggettuale, garantisce solo un equilibrio ottimale nella gestione del potere, si tratta di un circolo vizioso in cui l’eletto influisce sulla decisione dell’elettorato attraverso i mezzi dell’informazione e della retorica, il fine non è il rispetto dei diritti,(quelli sono un mezzo che garantisce la libertà di mercato) il fine è l’acquiescenza pubblica, il voto è un mezzo condiviso con cui in occidente la cultura dominante garantisce una alternanza nella gestione delle risorse da parte delle varie lobby. Avete notato che in ogni legislatura alla destra succede sempre la sinistra, e cosi via? Cercate in internet l’elenco dei presidenti americani, tranne rare eccezioni, ad una amministrazione repubblicana succede immediatamente una amministrazione democratica; le eccezioni, come il caso di Roosevelt, si accompagnano a eccezionali periodi di crisi, (conflitto mondiale per Roosevelt, guerra al terrorismo per Bush) In teoria la maggioranza va alle urne e sceglie il suo voto liberamente, ma questa scelta è stata già studiata, prevista, e confezionata attraverso i sondaggi su campioni significati, attraverso leggi statistiche comprovate e ben collaudate, il voto generalmente è una conseguenza di ciò che il singolo vede nel suo ambito di vita in relazione a ciò che i media stabiliscono essere "la cosa giusta".
Seconda definizione.
Lo stato come lo conosciamo oggi ha una origine più remota di quella che di solito si pensa, noi non deriviamo dalla rivoluzione francese del 1789, ma dalla emancipazione nel medio evo di due fenomeni sociali, l’università e la figura del mercante. La prima rappresenta l’emancipazione dal dogma cattolico secondocui la scienza apparteneva solo a dio, la seconda si emancipa dal dogma secondo cui il tempo era solo di dio, (i primi banchieri infatti cominciarono a calcolare gli interessi in base al tempo corrente dall’apertura di un prestito). Entrambe queste figure nacquero quasi contemporaneamente e lottarono per strappare potere dalle figure del papa e dell’imperatore, ma solo una delle due ebbe la meglio; il mercante, che nel frattempo si evolvette nella figura del capitalista. Successe tutto in quel 14 luglio 1789 da allora la politica e la democrazia, si evolvono in ragione delle esigenze economiche, lasciando in secondo piano gli interessi scientifici, eppure sia il capitalismo che la comunità scientifica sono entrambi qualificati per controllare le risorse. Nel’68 gli studenti sapevano di avere un’arma importante in mano, ma non sapevano quale, perchè ormai, con Galileo e Newton, con la nascita delle prime accademie delle scienze; la scienza e le università rinunciarono alla gestione delle risorse, che di fatto non ebbero mai avuto, per lasciare questo compito alla politica, che di fatto è l’emanazione del capitalismo. Inoltre l’università è a sua volta divenuta una risorsa da controllare. Ma nulla ci vieta di pensare il contrario, ovverò, le istituzioni universitarie che amministrano le risorse, quello che Platone chiamava una repubblica dei filosofi. Dove la migliore soluzione ai problemi viene applicata in base ad un confronto dei dati, per accertare i fatti, in cui le cariche sono in base alle competenze acquisite e gli studenti studiano mentre lavorano nei pubblici uffici o nelle aziende svolgento compiti legati alla materia che hanno scelto.
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