martedì 9 giugno 2009

I giovani, la scuola e l'autorità

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E' nato nel blog di Nicole un interessante dibattito che vi invito a leggere, commenti compresi, sul problema dei giovani nella scuola italiana e del disagio dei docenti riguardo atteggiamenti che prima erano, si potrebbe dire, inconcepibili:


Guardate questo video!


L'argomento verte su un problema, secondo Nicole, basato sulla educazione dei genitori. Per tanto la crisi di autorità dei docenti rispetto agli alunni sarebbe da imputare prevalentemente ai genitori. Io credo di no. E vi riporto la trascrizione che feci quasi un anno fa su un mio precedente blog in un'altra piattaforma. Questa trascrizione si divide in quattro post, che copio e incollo in altrettanti fogli di google docs ... altrimenti uscirebbe un papirone. Cliccando sul titolo potrete visualizzarli. E' importante prima di continuare, se siete veramente interessati, che voi andiate a leggervi i post di Nicole che vi ho linkato, sono molto interessanti, tenendo conto che sono scritti da una "addetta ai lavori". 

Non essendo io un "addetto ai lavori", mi limito a riportarvi le seguenti quattro trascrizioni come supporto a quello che è il mio punto di vista. Le trascrizioni sono tratte dall'ultimo saggio di Umberto Galimberti, "L'ospite inquietante". Il prof. Galimberti è docente di Filosofia della storia e di Psicologia dinamica all'Università di Venezia.





Per ulteriori approfondimenti, vi suggerisco di comprarvi il libro ovviamente. Integrandolo magari con un saggio precedente di Miguel Benasayag e Gerard Schmit, "L'epoca delle passioni tristi", che Galimberti cita, si tratta di un'importante documento scientifico, con una splendida analisi dell'evoluzione della condizione giovanile oggi, e dei relativi disagi.

In sostanza quello che ritengo essere il problema, alla luce di quella che è la mia esperienza di studente, e delle letture fatte sull'argomento non è l'educazione, quando la totale sfiducia nel futuro. Prima un giovane vedeva nell'adulto l'esempio di cosa si diventa dopo una certa carriera, il professore è in cattedra perchè ha studiato e ha fatto sacrifici, il politico è eletto e se sbaglia si dimette, il funzionario ha superato dei concorsi e ha delle qualifiche, ecc. Oggi esiste una gerontocrazia ed un nepotismo talmente estesa che, ormai non ci si scandalizza più. La promessa del futuro è tradita dai nuovi modelli economici e televisivi, non esiste nessuna garanzia che il docente sia in cattedra piuttosto che un altro, per meriti, ma è più probabile (euristicamente parlando) che sia il solito raccomandato. Poi ci sono le emozioni ... ormai la famiglia ha perso la sua centralità nel dare significato alle emozioni, esistono surrogati di emozioni trasmessi dai media che baipassano la più rigida delle educazioni famigliari. Questo svuotamento di valori conseguente da questo insieme di fenomeni, porta spesso i giovani ad esprimere con la violenza o con la rabbia il contenuto emotivo che non ha trovato in questo clima niente che potesse codificarlo e dargli senso. In sostanza, la soluzione non è nell'educazione (dubito che l'Italia sia colma di genitori irresponsabili) ma nel ricreare tutte quelle condizioni che diano un senso CONCRETO all'educazione ricevuta, con una scuola dove i docenti siano competenti anche sulla pedagogia e sulla psicologia dei ragazzi che si ritrovano di fronte, ed uno Stato che garantisca un reale scambio generazionale, dove i vecchi vanno in pensione e i giovani partecipano al mondo del lavoro prima che gli spuntino i capelli bianchi (oggi un quarantenne è considerato un esordiente!) certamente ... se continuiamo a sbattere fuori gli stranieri considerandoli tutti "delinquenti tout cour" ... sarà difficile trovare, data la crisi delle nascite, un numero sufficiente di buste paga che possano pagare la pensione agli anziani, permettendo loro di lasciare il posto di lavoro ... ma questa è un'altra storia. 

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